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LA STORIA DI ANKA KOLESÁROVÁ

Le storie scritte da Dio finiscono con un happy end. Ne conosco una.

Forse è successo così, forse diversamente, ma il sacrificio d’amore e la castità in Lei è solido e indiscutibile come la pietra che oggi si trova sopra la sua tomba.

Secondo le iscrizioni nel registro hostia sanctae castitatis (sacrificio della santa castità) possiamo dire che è stato il sacrificio di una ragazza che sapeva cosa era giusto. Nella mia mente risorge l’immagine di un villaggio, così, com’è dietro le mie finestre. Quattro ragazze corrono lungo la strada. Le trecce gli arrivano quasi fino alla vita. Anka ha sulla testa una la corona di fiori di carlina, l’altra ne tiene attentamente un mazzetto in mano, perché questa è per la Madonna. La Madre Celeste le conosce tutte molto bene. Camminano verso di Lei, le cantano le canzoni, quelle canzoni di bambini spensierati.

Quando Anka a dieci anni perse la mamma, trovò la forza, ovviamente, in Dio. Le mani ancora fanciullesche impararono a cucinare, pulire, lavare, fare le faccende di casa. La casa sotto la sua mano non è mai stata deserta. Vengono le sue amiche, le compagne fedeli, le vicine, persino le zie prossime ed aiutano. Anka ha buoni rapporti con tutti. Il suo viso serio si addolcisce in un bel sorriso quando invita le amiche a mangiare una torta e allo stesso tempo si preoccupa se questa è venuta gustosa.

E le trecce stanno crescendo velocemente. Le estati volano giocando nel fiume, i giorni invernali invece passano con i canti ed i giochi nella cucina della famiglia Kolesár. Anka sa già cucinare quasi tutto, è diventata una giovane donna. Spesso viene vista vicino al pozzo ad attingere l’acqua per lavare le patate e per dare da bere agli animali. Anche lei beve qualche sorso. Possiamo vederla accanto al forno o tra le ragazze a fare il pellegrinaggio per la Vergine Maria di Klokočov. E di nuovo porta la corona semplice di fiori di carlina. Una bellezza semplice accompagna tutta la sua vita pura. La tranquillità della vita del villaggio, semplice ma serena, viene scossa dalla guerra.

Arriva novembre. Come tanti altri del passato. Ma la ragazza sente che sta succedendo qualcosa, che qualcosa è diverso. Un giorno, la sua vicina, vede la sua statura minuta vestita con l’abito della madre defunta.

„Perché sei tutta vestita di nero, cara mia?“

„Ho paura, zia, che mi vedano. I soldati non possono sapere che sono giovane,“ risponde la sedicenne Anka. Il suo piano per ora funziona. Solo la lunghezza del vestito l’infastidisce, quando cammina lentamente nella fila della comunione.

Anche la sera prima va in chiesa per fortificarsi con l’Eucaristia, forse nemmeno sapendo che è l’ultima volta e che successivamente incontrerà il suo Dio faccia a faccia.

Il villaggio è attraversato dal fronte. Le pallottole volano da tutte le parti, le granate scoppiano, la gente si nasconde nelle cantine. I soldati stanno venendo a liberare il territorio  e si comportano come bestie, cercando il nemico. Con le mitragliatrici entrano nelle case. Quando uno di loro entra nella casa della famiglia Kolesár, tutti stanno in cantina. Il padre, pensando che il soldato stesse cercando aiuto, dice:

„Haňka, dagli da mangiare, sicuramente è affamato! “

E la ragazza obbedisce. Ma la buona intenzione si trasforma in tragedia. Il soldato capisce subito che il tessuto pesante e nero non nasconde una persona adulta ma una ragazza giovane. Bellissima e pura. Le labbra diaboliche sussurrano le parole terribili e il desiderio sta crescendo dentro l’uomo con la mitragliatrice.

„Concediti, concediti, altrimenti sei morta subito,“ urlando ed insistendo.

La ragazza nella sua mente ripassa la propria vita, segnata dalle tracce di Dio che l’ama. Ritorna alla sua infanzia, agli anni senza la madre, nonché ai momenti bellissimi durante i pellegrinaggi, nel villaggio, tra i suoi. Sa di essere amata e il peccato la disgusta, e quindi prende una decisione ammirevole. In quel momento sembrava che il tempo si fosse fermato. Gli abitanti impauriti nel rifiuto vicino non hanno alcun sospetto.

Il soldato capisce che la ragazza non si piega, quindi preso dalla propria rabbia, mira la mitragliatrice verso di lei e urla:

„Saluta il padre! “

Il padre titubante, testimone della scena più terribile della sua vita, implora Dio per la grazia della figlia. E la grazia arriva… L’aria pesante viene tagliata dalle ultime parole che arrivano dall’interno dell’anima giovane con un forte senso di alti ideali:

„Addio, papà! Gesù, Maria, Giuseppe!“ Poi arrivano i colpi. Uno e subito l’altro… due spari mirati terminano la sua vita terrena eroica.

Il giorno dopo gli uomini distruggono il fienile e dalle tavole di legno lastre così ottenute ne fanno una piccola cassa. Le donne ripongono nella bara il corpo morto di Anka. Di notte seppelliscono di nascosto la martire della castità. Senza un prete, senza alcuna cerimonia solenne. Altrimenti non si può fare. Ma un giorno arriverà anche quel momento.

Oggi, nel luogo, dove è seppellito il corpo di Anka, c’è una pietra con la scritta: MEGLIO LA MORTE DEL PECCATO. Viene letto da migliaia di giovani che vedono in Anka il loro modello. Anche in essi diventa viva la storia di una ragazza semplice, brillante come il sole nel cielo.

Majka Ružbarská, pubblicato nel libro Dotyk radosti (Tocco di serenità), 2009

Profilo biografico della venerabile Serva di Dio Anna Kolesárová

Anna Kolesárová nacque il 14 luglio 1928 a Vysoká nad Uhom. Venne battezzata nella chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista di Pavlovce nad Uhom. Quando aveva dieci anni, le morì la madre. Dopo la sua morte assunse tutte le sue mansioni che svolgeva con attenzione. Continuò a vivere in casa con il padre e con il fratello maggiore. Il 14 maggio 1938 ricevette il sacramento della cresima e poco prima ricevette anche la prima comunione. Anna andava regolarmente in chiesa e durante le funzioni religiose, si avvicinava ai sacramenti. Le piaceva pregare il Santo Rosario.

La Seconda guerra mondiale ha influenzato significativamente la vita di questa ragazza. Mercoledì sera, del 22 novembre 1944, le truppe dell’Armata Rossa passarono dal suo paese e durante l’ispezione nella sua casa, un soldato sovietico ubriaco entrò nella cantina sotto la cucina, dove la sedicenne Anna si stava nascondendo con la sua famiglia ed altre persone.

Il padre chiese alla figlia di preparare qualcosa da magiare al soldato, ma egli iniziò a molestarla insistendo che gli si concedesse. Lei, nonostante le minacce di essere uccisa si rifiutò e preferì la morte. Si staccò dalle mani del soldato e corse di nuovo in cantina. Il militare adirato si affrettò a seguirla, mirando l’arma contro di lei ed urlando di dare l’ultimo addio al padre. Il soldato realizzò immediatamente la minaccia davanti gli occhi di suo padre e sparò due colpi. Anna morì pronunciando i nomi di Gesù, Maria e Giuseppe.

A causa dei combattimenti nel paese, Anna venne sepolta di nascosto il giorno dopo in tarda serata e senza la presenza del sacerdote. La cerimonia funebre venne celebrata dal parroco di allora Anton Lukáč solo il 29 novembre 1944. Dopo il funerale religioso, il parroco scrisse una nota nel registro dei defunti: hostia sanctae castitatis (l’ostia della santa castità). Nella cronaca parrocchiale di Pavlovce nad Uhom aggiunse che Anna con coraggio e senza esitazione, difese la propria castità grazie alla forza che il Cristo Eucaristico le aveva donato dopo aver ricevuto il sacramento della confessione e della santa comunione.